mercoledì 29 luglio 2009

E pensare che noi abbiamo fatto tanto per te!!!

Enrica Sveltolessi e i suoi genitori furono convocati dalla maestra per un colloquio serio, molto serio. No, così non andava. La bambina era sempre in ritardo, non faceva mai i compiti a casa, non stava attenta, non alzava mai la mano. In classe stava sempre seduta di traverso con lo sguardo fisso sulla punta delle scarpe.
" Non impara a leggere, scrive solo in stampato, non sa ripetere una sola lezione perché non studia mai, non sa le tabelline, perciò non esegue calcoli.".
Mamma:" Ma, io non so che dire! Forse perché è dislessica! Ho portato la copia della diagnosi, o no?". La mamma sudava sangue:" Ma voi a scuola non potete, magari, che ne so, dico per dire, non vorrei mai che...,preparare un pochino, poco, senza portare via troppo tempo a..., beh, insomma, un po' di programmazione differenzia...aaata?".
La voce della maestra si abbassò di un tono: la pulzella con caschetto balzellante ad ogni passo, deretano a culo d'anatra con uropigio, tette spinte in alto da bustino per presunta ernia del disco lombare, suddetta pulzella divenne tutt'a un tratto un baritono.
"Signora, lei non può venirci a dire che cosa dobbiamo fare". La voce si alzò di un semitono:"Lei deve soltanto occuparsi di sua figlia e fare la madre". Un altro semitono verso l'alto: "La faccia studiare. La faccia alzare prima, il mattino. E che sia più ordinata, più precisa!". Un altro tono più su . La voce si era fatta stentorea e il colorito intenso. L'acuto era prossimo. Il padre, depositario del patronimico Sveltolessi non sopravvivendo altri Sveltolessi in linea diretta ascendente, piccolo uomo mite e grassottello, fermo poco più in là con il capo chino, si girò verso la figlia e, guardandosi la punta delle scarpe, disse:
" Lo sapevo, doveva per forza finire così. Una femmina! Io non la volevo. Avevamo già due maschi grandi, che non c'hanno fatto tribolare per niente,a crescerli! Potevamo mandarla a perdere! E adesso, guarda. Lavoriamo come gli animali, le compriamo tutto quello che vuole. E lei, la mattina non vuole mai venire a scuola, mi fa diventare matto. Sua mamma fa i turni e arriva nel pomeriggio, io torno la notte alle due, alle tre -faccio il pizzaiolo- e la mattina delle volte non ce la faccio proprio ad alzarmi. E faccio tutto per lei, e lei non impara a leggere e fa la quarta!",
Mamma:"Forse perché è dislessica! La diagnosi...".
Papà, testa bassa, voce sempre più atona:
"Sei tu che l'hai voluta. E adesso goditela, quest'asina che non sa niente. Io le ho anche comprato il computer, dillo alla maestra, che te l'ho comprato!".
Enrica Sveltolessi ebbe un lampo improvviso nello sguardo, una balugine felina serpeggiò dagli splendid occhi color dell'oro in direzione del genitore.
E per tutta la scuola si udì un urlo:" Ma chi cazzo te l'ha chiesto!!!".
Alleluja! E' finalmente chiaro. Esiste un dio dislessico!

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