venerdì 12 ottobre 2018





forte sperone ( 6 settembre 2017)

Il bosco si riposa, in silenzio. Anche la civetta  tace.
L’autobus di mezzanotte scende verso la piazza,
vuoto, lasciando dietro di sé acri odori
e le voci confuse di chi è appena sceso.
Il chioccolio della gazze prevede il volo dei pulcini al mattino.
Nel palazzo di fronte, Mister Ba spegne  l’ultima finestra.
Sono rimaste sospese lievi nuvole nell’aria a celare
i terrazzi  più alti  dei grattacieli mentre la Luna,
piena nello zenit  già basso, mostra  l’alone,
riflesso rosato di  delicata foschia tinta
da Mastro Settembre a significare l’autunno.
Il suono del sax non ha musicista,
stonato pensiero di un uomo  in meditazione.
La brezza di monte spinge nel fondovalle i miei occhi
sfaccettati come hanno le api, multiforme visione
di una realtà inesistente fuori da qui.
Eppure, ora che sorella Luna si è spostata,
lassù le stelle ancora luccicano e laggiù ecco
il Tirreno, freddo, metallico riflesso tacito di blu di Prussia.
C’è un altro silenzio  nel profondo respiro del mare,
silenzio che io conobbi soltanto nel ventre di mia madre.

                                                                                       

FORTE SPERONE
Qui, poco lontano, è dove vivo

Panorama della città di Genova da Forte Sperone

Basilisco di Genova (Poesia)


domenica 7 ottobre 2018

sabato 25 agosto 2018

CHRISTINE DE PIZAN (1365 - 1431 ca) - “…la prima donna a prendere la penna in difesa del proprio sesso” - Simone de Beauvoir


CHRISTINE  DE  PIZAN ( 1365 – 1431 ca)

“…la prima donna a prendere la penna in difesa del proprio sesso”  

 Simone de Beauvoir

SAGGIO BREVE di Maddalena Leali

Introduzione 

È stata una scrittrice e poetessa francese di origini italiane vissuta nel tardo Medioevo alla corte di Francia.

È riconosciuta come la prima scrittrice europea che trae spunto dalla propria esperienza di vita, dalla propria cultura e non dalla tradizione  religiosa .

In quanto intellettuale  laica e donna, vive come “ straniera” in un mondo di chierici, gli intellettuali religiosi del tempo, con la consapevolezza che presentarsi  in pubblico come femme de lettres costituisce, all’epoca, motivo di scandalo.



VITA E OPERE
Christine nasce a Venezia nel  1365.
Il padre, Tommaso di Benvenuto da Pizzano, medico  e astrologo dell’Università di Bologna, sposa la figlia di Tommaso Mondini, consigliere della Repubblica di Venezia, dove la famiglia si stabilisce dopo il matrimonio. Poco tempo dopo la nascita di Christine, la famiglia si trasferisce a Parigi, a quei tempi considerata, insieme con Bologna, fra i maggiori centri culturali europei. Tommaso da Pizzano viene assunto al servizio di re Carlo V,  che nutre per lui grande stima.
 




















 

Per diversi anni, la famiglia gode di prestigio e benessere. Christine  sposa a quindici anni Etienne de Castel, segretario del re, da cui avrà tre figli, due maschi e una femmina. Nel 1380 muore Carlo V e poco tempo dopo anche Tommaso da Pizzano. Nel 1390 la giovane donna rimane vedova e costretta, quindi, a provvedere alle necessità della famiglia e lo fa utilizzando la  scrittura, occupandosi, a partire dai primissimi anni del 1400,  delle questioni sociali e culturali di quel periodo. Non si sa bene quale sia stato il suo percorso educativo, però è noto l’incoraggiamento costante da parte del padre verso lo studio approfondito della letteratura. In tal senso, è importante il libero accesso alla Biblioteca del Louvre fondata da Carlo V e fornita di preziosissimi volumi provenienti da tutto il mondo conosciuto e tradotti appositamente per lui. Dunque, Christine cresce in un ambiente stimolante ed intellettualmente vivace. Ha la possibilità di affinare la propria cultura letteraria e, altresì, la conoscenza  di storia ed economia attraverso la ricca documentazione conservata nella biblioteca reale. Soltanto la madre preferirebbe per la figlia il percorso di vita segnato per le donne del tempo, quello cioè di moglie con tutti gli obblighi relativi a tale ruolo, ma, per fortuna la sua influenza sulla formazione di Christine è minima. Grave trauma costituirà, al contrario, la morte, a causa della peste, del marito, che rimpiangerà per tutta la vita.

Con la morte di Carlo V, del padre e del marito, Christine rimane sola e in relativa povertà, responsabile dei figli piccoli e della madre; rappresenterà questa sua difficile situazione con la narrazione di un sogno durante il quale lei si trasforma in maschio per avere la forza di condurre la propria barca ormai alla deriva, metafora che verrà in seguito trasformata nella poderosa opera poetica in ottonari a titolo “Livre de la Mutation de Fortune”.
La giovane donna prende dunque il comando della nave e del suo destino. Cerca di non abbassare il tenore di vita della famiglia mantenendo i contatti con la corte che ha sempre frequentato.  Ma gli inizi sono difficili, sia perché nessuno dà ascolto a una donna, soprattutto se colta,  sia perché gli uomini hanno la pessima abitudine di non mettere al corrente le mogli dei loro affari, per cui, spesso, nascono equivoci e liti.
Christine, a questo punto della sua ormai difficile vita, si rende conto che l’unica risorsa su cui può contare è la cultura personale approfondita particolarmente dallo studio dei classici, della storia e della poesia. Così decide di mettersi a scrivere e produce libri di vario genere frutto della variegata cultura acquisita alla corte del re e tramite l’esperienza. Con l’impegno acuito dalla necessità, in prima battuta produce e vende cento ballate in soli due anni “Cent balades d’Amant et de Dame”.
Con ogni probabilità, all’inizio è lei stessa copista dei suoi libri, in seguito organizza uno scriptorium di copisti e di maestri miniatori (fra di loro la bravissima Anastasia[1]), dando inizio all’attività di Editrice.
Con le Cento Ballate, Christine diventa famosa e  ottiene la protezione  di illustri personaggi di potere, in particolare della regina Isabella di Baviera. Può così dedicarsi interamente alla scrittura, soprattutto di poesia, la maggiore e più intima delle sue passioni. Raggiunge in tal modo un livello di qualità altissimo, ottenendo consensi da parte degli intellettuali[2] protagonisti dei contemporanei ambienti di cultura.
A questo punto, quando ha 25 anni, Christine compie la simbolica metamorfosi e diventa un uomo, intendendo con questa metafora, descritta nel già citato “Livre de la Mutacion de Fortune”, il passaggio a un modo di vivere prerogativa dei maschi, passaggio generato dalla vocazione allo scrivere, considerato mestiere da uomo.

ALTRE OPERE ED ATTIVITÁ

- Epistre au Dieu d’Amour (1399)
- Epistres du Débat sur le Roman de la Rose (1401 – 1402)
In queste opere, appare impellente il bisogno della scrittrice  di difendere le donne attraverso la riscrittura della storia e delle tradizioni. Soprattutto per quanto riguarda Le Roman de la Rose, ella partecipa alle pubbliche polemiche attaccando l’arroganza di Jean Chopinel, prete misogino che volle, nel secolo precedente, mettere mano trivialmente al romanzo d’amore di De Lorris.
Fra il 1399 e il 1403, Christine inizia a comporre l’opera/ raccolta di poesie per cui è famosa ancora oggi, un lavoro che dura fino al 1415. È ormai una professionista della scrittura e dell’editoria. “Si fa ritrarre nella solitudine del suo studio, intenta a leggere o calligrafare un testo, cura personalmente la capillare diffusione dei suoi libri, compie ogni sforzo per conquistarsi una salda e durevole fama”. [3]
-Livre des Fais et Bonnes Meurs du Sage Roy Charles V - 1404  Libro in prosa,  passaggio dalla biografia alla storiografia.

- Livre de la Cité des Dames, fondamentale per la strategia  di valorizzazione del femminile.
- Livre des Trois Vertus, un manuale della perfetta moglie medievale dedicato a Margherita di Borgogna duchessa di Guyenne. Scritto nell’inverno 1404-1405 e illustrato da Anastasia, nasce per confutare il malevolo “Liber Lamentationum Matheoli” (XIII secolo) nonché  il “De Mulieribus Claris” del Boccaccio.
La  “Città delle Dame”consente a Christine, assistita da Ragione, Rettitudine e Giustizia, di progettare ­allegoricamente una Città fortificata a difesa delle donne. Si tratta anche di un invito ad abbandonare gli stereotipi sessuali.

- Ditié de Jehánne d’Arc (1429)  Il primo poema sulla santa/condottiera, unico a essere composto mentre è ancora viva. Dopo la pubblicazione, all’età di 65 anni, Christine de Pizan si ritira definitivamente presso la figlia, monaca nel convento delle Domenicane di Poissy, dove morirà probabilmente nel 1431.


Christine de Pizan e la scrittura femminile nel Medioevo

La produzione letteraria di Christine de Pizan è mastodontica (circa cinquanta opere), per cui si rende necessario, in questa sede, operare delle scelte esaminandone due fra le più significative: Le livre de la cité des Dames  e Le Dittié de Jeanne d’Arc. La scrittrice s’impone come figura importante nella cultura del XV secolo, ma occorre tener conto che il presupposto da cui parte è quello della costruzione di una identità nuova  e femminile in un contesto completamente maschile, ostico e chiuso. Si tratta, inoltre, di una donna che vuole fare del suo talento una professione che le consenta di guadagnare, mantenere la famiglia con un buon tenore di vita, nonché di diventare famosa, situazione, questa’ultima, che indispettisce in toto la società del tempo, uomini o donne che siano. Si tratta della prima donna femminista? Nutro qualche dubbio in proposito, perché Christine, per far valere la propria indubbia creatività ha bisogno di sentirsi uomo. Nel corso della vita risolverà, forse, questa incertezza, ma l’influenza della cultura matriarcale della madre si farà sentire in altre opere quali “Le livre des trois Vertus”. Con un’analisi post femminista si potrebbe parlare di parità di genere, perché la de Pizan  si sente donna virile, ma non “indossa” alcuna maschera. Allo stesso tempo propone una classificazione dei ruoli delle donne alle quali, come una buona pedagogista, cerca di insegnare senza sussiego il modo di prendere coscienza della propria condizione ed eventualmente modificarla, conquistando anche uno spazio sociale pubblico e non solo all’interno della famiglia.


    La Cité des Dames  (La città delle Dame)



Si tratta del lavoro più famoso della scrittrice francese. Come reazione alla misoginia del suo tempo Christine scrive “la Cité des Dames” per dimostrare che un mondo al femminile sarebbe migliore. “La Cité des Dames” è “luogo” ideale in cui tutte le donne virtuose possono rifugiarsi. Tutte le donne, anche le laiche e illetterate, possono albergarvi insieme con donne nobili, regine, donne colte, inventrici, profetesse, vergini e vedove. Insomma tutte le donne insieme per costruire una società diversa.
Christine in apertura  racconta come è nata l’idea dell’opera: si descrive depressa, chiusa nella solitudine dello studiolo, quando le appaiono tre dame che la guidano nell’erigere l’opera, pietra su pietra.  Raison l’aiuterà a scavare le fondamenta per poter innalzare solide mura seguendo l’esempio di donne guerriere e  dame sapienti; Droicture la condurrà ad elevare rilucenti palazzi la cui luce è attinta da profetesse e modelli di fedeltà, nell’amore coniugale come nella castità; Justice accoglierà la Vergine al governo delle alte torri popolate di Sante martirizzate.
La Città delle Dame è un libro ispirato chiaramente a “ La città di Dio” di Sant'Agostino, di agevole lettura, nonostante l'alto livello nozionistico e culturale. Dice Christine: - Sono certa che quest'opera farà chiacchierare a lungo i maldicenti. Inoltre:- Gli uomini sembrano tutti parlare con la stessa bocca, tutti d'accordo nella medesima conclusione, cioè che il comportamento delle donne è incline ad ogni tipo di vizio, e ancora:- Una donna intelligente riesce a far di tutto; gli uomini sarebbero molto irritati se una donna ne sapesse più di loro.
Nella città fortificata e costruita secondo le indicazioni di Ragione, Rettitudine e Giustizia, Christine racchiude un elevato numero di sante, eroine, poetesse , scienziate, regine,che offrono un esempio del potenziale creativo che le donne possono offrire alla società.
Infine, Christine, citando la virtuosa donna romana Lucrezia, affronta il tema della violenza sessuale, inorridendo al pensiero che ci siano uomini che possano perpetrare un simile delitto e addirittura sostenere che “in fondo se l’è cercata”[4] e propone una legge «giusta e santa» che condanni a morte gli stupratori. Le donne devono impegnarsi a cambiare il mondo perché è nella loro natura: il progresso deriva da loro. Centrale nella Città delle Dame è il tema dell'educazione femminile, che Christine avverte come fondamentale. L'impossibilità di imparare, unita all'isolamento tra le mura domestiche, causano la presunta inferiorità femminile Ma è un'inferiorità di tipo culturale e non naturale, come si desume dai vari esempi di donne colte , quali Saffo, Proba, Novella,Ortensia e altre, e infine lei stessa che, grazie agli insegnamenti del padre, è  in grado di partecipare alla realtà culturale del tempo.
La città delle donne è una società utopica e allegorica, aliena alla violenza, in cui trionfa Ragione .
Il tema che sta più a cuore a Christine è sempre la donna. Percepisce come una profonda ingiustizia la misoginia e la volontà da parte del sesso maschile di sminuire nelle donne  intelligenza e acume. Desidera più di ogni altra cosa che le donne prendano coscienza del loro valore e le sprona a risollevarsi da una condizione di inferiorità, inferiorità che (e lei ne è l'esempio) non è data dalla natura ma dalla mancata possibilità di accedere, come gli uomini, al sapere e allo studio.

Le Dittié de Jeanne d’Arc[5]

All’età di cinquant’anni, a causa degli sconvolgimenti politici conseguenti alla guerra dei cent’anni, Christine si rifugia nel sicuro convento dell’abbazia di Poissy, dove sua figlia vive come religiosa. Ma, a Poissy, dopo 11 anni di silenzio Christine fa udire il suo ultimo “canto di gioia” per celebrare la straordinaria impresa di un’altra donna,  Giovanna D’Arco, la vergine guerriera che sta liberando il Paese dall’assedio degli Inglesi,
- Io Christine per la prima volta dopo tanto tempo comincio a ridere… per lungo tempo ho vissuto triste come in gabbia… nel dolore, io come gli altri, ma la stagione è cambiata.
- Che onore per il sesso femminile quando questo nostro regno interamente devastato, viene risollevato e salvato da una donna, cosa che cinquemila uomini non hanno saputo realizzare.
Il 31 luglio 1429, Christine pubblica Le Dittié de la Pucelle,  scritto in soli otto giorni, inno di speranza di una patriota, che a lungo ha invocato la pace ed ora assiste al miracolo, grazie all’azione di una donna  (quel honneur au femenin sexe!), impresa  da lei percepita come la realizzazione di un suo “sogno” a lungo inseguito, immaginato e narrato…


BIBLIOGRAFIA
- Traduzioni italiane- C.de Pizan a cura di P.Caraffi, Milano, 1997
-  C. de Pizan-Manuale di storia della filosofia medievale online Università di Pisa
- Studio M.P. sulla condizione femminile e immagine della donna nel Medioevo- Bologna 1981
- C.De Pizan –La città delle Dame – Carrocci 2004
- “              - Libro della pace col poema di Giovanna d’Arco- Medusa Edizioni 2007



[1] Anastasia: la più accreditata miniaturista medievale a Parigi, illustrò tra il 1404 e il 1405 l’opera  di Christine de Pizan “Livre de la Mutation de Fortune”. Continuò a lungo la propria collaborazione con  Christine.
[2] Vedi i filosofi Jean de Gerson  ed Eustache Deschamps
[3] Cit. da S.F.Sciavaliere
[4] … e qui urge dire che nemmeno oggi le cose  sono completamente cambiate!
[5] Ringrazio la Professoressa Maria Ivana Trevisani Bach per avermi reso disponibile la sua corposa ricerca relativa a Christine de Pizan.

giovedì 10 maggio 2018

venerdì 9 febbraio 2018

ALDEBARAN (10 FEBBRAIO 2013)


Aldebaran    -10 FEBBRAIO 2013 - 


Mi è sembrato
nelle prime notti di febbraio
che la Luna
contrastasse Aldebaran.
Ora, se guardo a ritroso
ti colgo fra le rose
di un giardino deluso,
derubato di orchidee
sensuali oltre la fantasia.
Urlo nel richiamo stupido,
nello spavento di scoprire
i tuoi passi lontani da giorni,
nello spazio del lungo addio
a noi tutti sconosciuto.
Ti nascondi gelida
nel gioco quieto:
lasci piovere neve
lentamente,
a lungo, in silenzio,
senza neppure il fruscio
di lei quando cade su se stessa.
Ti allontani a piedi nudi,
non un’impronta non un saluto.
La piccola rossa Aldebaran
a dispetto della Luna
ti prende per mano
e ti conduce verso Venere.



QUANTO SPESSO


Quanto spesso

Quanto spesso
sempre più spesso
stiamo in silenzio
noi due in questa
incredibile casa
che a guardarla tutta
ci vuole una vita.
Dipingi le tele di rosso,
tagli strappi bestemmi
su strade inesistenti.
Costruzioni future che
non raggiungeremo mai,
mentre io scrivo parole
sdraiate e stanche,
vecchie lettere pensate
e mai scritte.
Ci accompagna
lieve e reale
nella pentola di coccio
il profumato borbottio
della pasta e fagioli.

martedì 16 gennaio 2018

Blu d'acciaio brunito

blu d’acciaio brunito

blu d’acciaio brunito
questo tre di gennaio
riverso sul mare
d’identico colore

quieto senz’onda
lascia scivolare il sole
verso il suo cadere

sulla spiaggia
fuochi esplosi
si mescolano
a sabbia e vecchie pietre
qui riportate come parole
che non vogliono più dire
costrette a ripassare

il vento di grecale
s’è appoggiato
alle ringhiere
e lascia  sventolare
soltanto sdruciti drappi

si lamentano i vecchi di qui
avari e diffidenti:
preziosa come un diamante
è l’estate
se giunge d’inverno,
ma perfida dea starà poi nascosta,
vendendo a caro  prezzo
i rubini di luglio  e d’agosto
  
chissà quali mani
hanno spostato il tempo:
non importa
se ancora si crocchia
e si parla di niente

non voglio volare altrove:
poco più in là
non fa in tempo ad amarsi
la gente           

maddalena leali


domenica 14 gennaio 2018

Ho vegliato fino alla terza luna


Ho vegliato fino alla terza luna
Ho vegliato fino 
all’ascesa della terza luna
e dormito più a lungo
per sognare tre volte.
L’ultima stella del mattino
ha picchiettato
sui vetri opachi
polverosi della mia finestra.
Ti amo, notte,
con tutte le tue angosce
e la fatica di leggere
sotto la lampada.
Notte di brezza montana,
tu stessa amica
di altre cupe notti
chiuse fra trame
complicate d’incubi oscuri.
Dolcezza del miele
il colore dell’aurora,
oro rosso prezioso
la gioia dell’alba.
Attraverso il cancello
arrugginito
te ne vai con passo
lieve portando via l’ombra
dal piccolo giardino che sa di limoni.
Maddalena Leali
...da "Intermittenti Teorie" silloge - Pegasus Edition