giovedì 2 settembre 2010
17 luglio 2010
Il tempo sgoccina i suoi giorni:
distende morbida ovatta
su filo spinato,trepide attese:
chiude ogni porta, offusca gli specchi:
e lì tu la vedi la stringi
ti metti al suo fianco
percorri il futuro:
musica folle musica antica:
magia ricorrente di un sogno futuro.
Mare
Ho bevuto un sorso di mare:
amaro, salato, nero:
profondità assurda
confusa con il cielo:
un gabbiano sta
a testa in giù
perso sott'acqua:
nella sua solitudine,
appeso alla superficie,
osserva
la danza immobile
delle alghe.
Respira, il gabbiano,
impossibile trilobite
artefatta dal tempo.
amaro, salato, nero:
profondità assurda
confusa con il cielo:
un gabbiano sta
a testa in giù
perso sott'acqua:
nella sua solitudine,
appeso alla superficie,
osserva
la danza immobile
delle alghe.
Respira, il gabbiano,
impossibile trilobite
artefatta dal tempo.
giovedì 29 luglio 2010
Amore
Verrà, un giorno.
In silenzio:
fagociterà
cuore e ragione.
Camminerai
in punta di piedi
per non confonderti:
calpesterai
rugiada erbosa,
onde salate,
raggi cocenti.
E loro,
illusioni piccole,
vendicative bambole di biscotto,
sapranno farti male.
Ti strapperai
la pelle dal viso
affinché nessuno
ti riconosca
nel giorno,
... se ...,
dell'abbandono.
Non ci sarà
smarrimento:
ti librerai
e, appeso al vento,
saprai:
ritorno al punto
di partenza:
autobus blu perso:
dove? vita:
illimitata
circonferenza.
martedì 15 giugno 2010
Pioggia
Calda, fredda.
Vita. Beninteso:
strappa e strippa,
noia e zippa.
Anche zuppa.
Ti zuppi, souppi,
soupe, supe, pupe,
pupette.
Sciacqui,
risciacqui,
non snappi,
non stappi,
ma immergi
le gambe, le sbatti,
che strambe:
la nave di Ulisse:
fantasia sporca
in una pozzanghera morta,
lo stagno di rana,
verde di girini sopra.
Ma andranno dove...
Milioni.
Poche, di rane.
Girini morti,
al tempo di fu,fa...sollasido.
La musica è finita.
Ti piace:
se vuoi te ne do un po'.
Ma ai girini no.
Stanno sotto la pioggia
che sbatte sull'acqua,
sott' acqua,
protetti.
Maledetti!
Vita. Beninteso:
strappa e strippa,
noia e zippa.
Anche zuppa.
Ti zuppi, souppi,
soupe, supe, pupe,
pupette.
Sciacqui,
risciacqui,
non snappi,
non stappi,
ma immergi
le gambe, le sbatti,
che strambe:
la nave di Ulisse:
fantasia sporca
in una pozzanghera morta,
lo stagno di rana,
verde di girini sopra.
Ma andranno dove...
Milioni.
Poche, di rane.
Girini morti,
al tempo di fu,fa...sollasido.
La musica è finita.
Ti piace:
se vuoi te ne do un po'.
Ma ai girini no.
Stanno sotto la pioggia
che sbatte sull'acqua,
sott' acqua,
protetti.
Maledetti!
lunedì 14 giugno 2010
Rifletto.
La poesia vera si colloca nella creatività, la creatività non conosce convenzioni. Non si comunica senza convenzioni.
Le uniche creature prive di convenzioni sono i bambini, quelli piccoli, molto piccoli.
Noi trasmettiamo loro convenzioni e , spesso, non sappiamo trasmettere loro come usare liberamente le convenzioni, cioè ad uscirne. Educazione: portar fuori. Fuori di testa. Creiamo dei nevrotici. La differenza tra nevrotici e psicotici: al nevrotico sta stretto tutto quello che sa di regola, però corre come un matto per stare nelle regole. Lo psicotico si carica delle ansie e dei dolori di tutta l'umanità. Magari solo di quelli del vicino, in cui vede tutta l'umanità.
Ho conosciuto un bambino in fase prepsicotica...si è fermato lì: né migliorato nè peggiorato. Matto, e basta.Per fortuna, non troppo. A nove anni scardinò una piastrellone della pavimentazione del cortile e lo schiantò in testa al suo amico del cuore. Due anni prima tentò di saltare dalla finestra, ma io, con uno scatto felino, lo acchiappai per i piedi e lo salvai dalloschianto verticale sul cvranio. Dunque, io sono un eroe. Ora, si può ricavare poesia da queste riflessioni? Certo, biscerto. Ma non è tanto romantica. Domani ci proca.
Se mi viene l'ispirazione: ma l'ispirazione è una convenzione, perchè ti ispira qualche cosa che esiste già. Ora devo trovare i modi per sostemare poeticamente queste cose ssgnagherate, chiudendo un contratto solo con il mio cervello. E ricomincio a convenzion Ho sonno: ho ingollato un Halcion: mi fa andare in palla, ma potenza della parola, mi fa veder chiaro la stronmzaggine di face book. Vistp maim che nmoia, niete di nerborito, vim auqlcj ch+iognwttan dadua sil
La poesia vera si colloca nella creatività, la creatività non conosce convenzioni. Non si comunica senza convenzioni.
Le uniche creature prive di convenzioni sono i bambini, quelli piccoli, molto piccoli.
Noi trasmettiamo loro convenzioni e , spesso, non sappiamo trasmettere loro come usare liberamente le convenzioni, cioè ad uscirne. Educazione: portar fuori. Fuori di testa. Creiamo dei nevrotici. La differenza tra nevrotici e psicotici: al nevrotico sta stretto tutto quello che sa di regola, però corre come un matto per stare nelle regole. Lo psicotico si carica delle ansie e dei dolori di tutta l'umanità. Magari solo di quelli del vicino, in cui vede tutta l'umanità.
Ho conosciuto un bambino in fase prepsicotica...si è fermato lì: né migliorato nè peggiorato. Matto, e basta.Per fortuna, non troppo. A nove anni scardinò una piastrellone della pavimentazione del cortile e lo schiantò in testa al suo amico del cuore. Due anni prima tentò di saltare dalla finestra, ma io, con uno scatto felino, lo acchiappai per i piedi e lo salvai dalloschianto verticale sul cvranio. Dunque, io sono un eroe. Ora, si può ricavare poesia da queste riflessioni? Certo, biscerto. Ma non è tanto romantica. Domani ci proca.
Se mi viene l'ispirazione: ma l'ispirazione è una convenzione, perchè ti ispira qualche cosa che esiste già. Ora devo trovare i modi per sostemare poeticamente queste cose ssgnagherate, chiudendo un contratto solo con il mio cervello. E ricomincio a convenzion
domenica 9 maggio 2010
Giannetto Fieschi
Se n'è andato, il Maestro Fieschi, da poco tempo e non ho sentito nessuno parlarne. Voglio dedicare a lui questa breve poesia,"Rabbia", umilmente, senza pretese, chinando il capo per rendere omaggio a un grande artista.
L'opera che ho inserito si intitola "De fabula", complemento di argomento latino che bene esprime il basculante andirivieni della vita, quel girare intorno come sopra un calcinculo senza che qualcuno ti spinga ad acchiappare la coda. Non sono un critico né mi va di scrivere cose dette da altri, ma mi piace quel corpo evanescente, abbandonato, ormai ectoplasma consumato dalla disperazione.
L'opera che ho inserito si intitola "De fabula", complemento di argomento latino che bene esprime il basculante andirivieni della vita, quel girare intorno come sopra un calcinculo senza che qualcuno ti spinga ad acchiappare la coda. Non sono un critico né mi va di scrivere cose dette da altri, ma mi piace quel corpo evanescente, abbandonato, ormai ectoplasma consumato dalla disperazione.
Rabbia
mercoledì 21 aprile 2010
Morte
Paura!
Come puoi credere
di farmi paura?
Ridicola immagine,
vecchia ghignosa strega
figlia d'ignoranti
ignorati,
di potenti
troppo istruiti!
Orrendo gioco,
la tua inutile sfida.
Non ti temo.
Temo l'ignoto:
di te conosco
ogni piega,
ogni dolore
inflitto
a noi,
stupidi umani,
che,tuttavia,
qualche volta
ti amiamo.
Non starò ad aspettarti:
sarò io a venire da te,
con te,
perché vorrò,
quando vorrò,
così,
senza paura.
E tu ...
mi precederai.
sabato 10 aprile 2010
Cammeo
Utopia
Comportamenti
Erano tre. Tutte femmine. Il pelo lunghissimo ondeggiava ad ogni movimento. Gli occhi lucenti e neri, ma privi di furbizia, seguivano i gesti dell'etologo. Lo studioso insisteva in ripetitivi e pavloviani esercizi. Ad un tratto, le creature balzarono su di lui, gli strapparono furiosamente gli abiti e, lasciatolo completamente nudo davanti ai trecento congressisti, fuggirono rapidamente dalla finestra e guadagnarono, sghignazzando, i platani del parco.
Il Professore
Era lì, spiaccicato sulla sedia di legno chiaro, il capo insaccato, con il collo privo di vertebre, le clavicole a fare da supporto al mento. Intrecciando le dita davanti al petto, con fare da prete, disse:" Bene, ragazzi, iniziamo la lettura dell'Inferno...". La voce incolore e chioccia non ce la fece a superare il bordo della cattedra.
domenica 28 marzo 2010
Domino
Ieri, per la prima volta nella vita, mi sono sentita triste.Ho avuto una buona vita, finora, con tanta gioia ed enormi dolori, ma non una vita triste. La tristezza è un sentimento terribile, che si prova soltanto nello squallore di una vita cattiva oppure priva di senso e nella percezione della certezza che la tua vita è alla fine e che quello che hai fatto, tutto sommato, ha una bella faccia di inutilità.
Non sono io, ad evere la certezza che la mia vita è alla fine, ma non importa: è un fattore comune a tutti. Lo sai, che è così, ma quando ti ci trovi in mezzo, è diverso.
E' triste e squallido, come un vizio: Pavese mi piace sempre di più. Il vizio assurdo di vivere! E come un vizio, difficile da smettere. Hai figli, amici, hai fatto tante cose belle e anche qualche schifezza, sempre di più le cose belle che le schifezze, eppure sei lì, da solo, quando devi toglierti il vizio di vivere. Anche quando se lo toglie qualcuno che ami da tutta la vita, che ami così tanto e così da tanto che non ricordi com'era, prima di lui o di lei.
Strazio e solitudine! Insomma, immensa tristezza.
lunedì 15 marzo 2010
Amore universale
Abbiamo abbastanza religioni per odiarci,
ma non abbastanza per volerci bene.
(Jonathan Swift)
ma non abbastanza per volerci bene.
(Jonathan Swift)
sabato 13 marzo 2010
Sensi
Si muovono piano,
i pensieri.
Tuttavia,
sostenuti,
intensi,
lasciano la mente.
Stridono,
i sensi,
nella tensione
della ricerca.
Follia della voce
follia della ragione.
Tornano piano,
i pensieri:
si depositano
lontano dai corpi.
Lento rollio di ninna nanna
mormorata a bocca chiusa,
Butterfly annichilita,
persa nell'usuale stupore.
Nell'immagine "Amanti"
Dipinto di René Magritte
Madre
sabato 20 febbraio 2010
Catarsi
Se ne andò, sbattendo la porta:"Siete una massa di cadaveri imputriditi! Una inutile marcescente presenza fetida!Ogni forma di vita rischia la contaminazione,al vostro cospetto".
Appena fuori, si fermò, indugiò. Fu solo un attimo. Riprese il cammino con passo deciso.
"Non mi pento, non mi pento, non mi pento...!", e scomparve nel traffico caotico e vitale della città.
Appena fuori, si fermò, indugiò. Fu solo un attimo. Riprese il cammino con passo deciso.
"Non mi pento, non mi pento, non mi pento...!", e scomparve nel traffico caotico e vitale della città.
venerdì 19 febbraio 2010
Sassi
domenica 7 febbraio 2010
S E N S I
Ascolto.
Si muovono piano, i pensieri:
tuttavia,
sostenuti, intensi,
si diffondono,
iniziano la danza.
Ti cerco.
Sensuale, improvviso,
scopre,
il pensiero,
anfratti nascosti,
morbidi misteri.
Scivola,
il pensiero,
in silenzio
lungo strade già note,
mai assuefatte.
Stridono i sensi
nella tensione
della ricerca.
Tu.
Le dita si sfiorano,
le mani si prendono.
Follia nella voce.
Follia nella mente.
Cresce a dismisura.
Quasi un enorme dolore.
Tornano piano,
i pensieri:
si depositano
lontano dai corpi.
Lento rollio di ninna nanna
mormorata a bocca chiusa,
Butterfly annichilita,
persa nell'usuale stupore.
Mi piace. Un po' lunga, troppi particolari...ci penso. Magari , tra qualche giorno... A Patrizia è piaciuta molto. Ci ritornerò sopra...
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