sabato 18 febbraio 2012

La poesia non si spiega

Torno a scrivere sul blog. Scrivere perché. Perché mi piace. Poi, se qualcuno legge, meglio. Altrimenti è lo stesso, intanto scrivo. Ho vagato per un paio d'anni fra circoli culturali (sic!). Ragazzi, che tristezza e che ... noia. Forse sono capitata male. La cosa più eclatante è la mancanza di disponibilità verso gli altri e verso il nuovo: un mondo di cariatidi, a volte ventenni, non c'entra l'età cronologica, vaganti, come dice De André, come spettri di vetro che ti spiano davanti e ti ridono dietro. Peccato che il contesto di De André fosse diverso e tragico: qui si parla di artisti. O presunti tali? Non so, non sono in grado di giudicare, non me la sento. Invece loro giudicano, ti spiegano quello che hai scritto. Ma no, gli dici tu, non era questo che volevo dire. E allora spiegalo!
Ma come si fa a spiegare la poesia? E ti senti un fallito, un arciere che ha mancato il bersaglio. E ti ricordi di Dégas:" Quel mare è lì perché ce l'ho messo io e quella luce è lì perché ce l'ho messa io", e tu guardi Dégas e vedi il SUO mare, la SUA luce, non quella che vuoi tu, perché è lui l'artista e ti sa far vedere quello che vuole lui, il suo movimento, la sua emozione e tu la condividi.
QUANDO LO SPETTATORE NON RIUSCIRA' A VEDERE PIU' IL MIO MARE, LA MIA LUCE, IO AVRO' FALLITO.
Se qualcuno mi chiede di spiegare una poesia, mi sento una stupida. Oppure è stupido chi me lo chiede e non  lascia sbrigliare l'intuito, le emozioni. Oppure siamo stupidi tutti e due e non riusciamo a saltar fuori dal cerchio dell'egotismo?

"Che stupidaggine! La poesia non si spiega. Se lo fai, la poesia diventa così, una stupidaggine, una cosa da niente, banale". (Pablo Neruda)

1 commento:

  1. Che dirti, è come quando mi chiedono di spiegare il perché di un mio quadro, o di una fotografia...
    Sono convinto che sia giusto dire: questo mi piace e questo no. Trovo invece molto meno accettabile che qualcuno pretenda di dirmi cosa volevo dire, e quel che è peggio cerca anche di convincermi che ha ragione...
    In fondo ritengo che ascoltare certe persone sia tempo perso: trovo più importante essere quel che si è che sembrare quel che gli altri vorrebbero vedere.
    Ciao, Guido
    PS: A Portovenere ho partecipato ad uno dei più vivi funerali della mia vita e c'era un complesso Jazz che ha accomagnato l'intera cerimonia, dalla Chiesa al Cimitero.
    Ciao, Guido

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